Una scuola italiana

Riportiamo di seguito dei brevi estratti dal libro allegato al DVD del film Una scuola italiana che sarà proiettato nella corte di via Quinto Romano 52 questa sera giovedì 12 Lugio, testi che riteniamo diano un’idea del progetto che sta dietro al film. Durante la serata avremo l’opportunità di scoprire cosa succede alla scuola di via Paravia a Milano (nella foto), che sta vivendo un’esperienza simile a quella raccontata dal film alla scuola Pisacane di Roma

Per accedere al cortile consigliamo di girare intorno all’edificio di via quinto romano, la proiezione infatti sarà sul retro, dalla parte del parco.

Sono centinaia, anzi migliaia i film dedicati al mondo della scuola, il motivo è evidente: la scuola è il luogo in cui le contraddizioni di una società si esprimono nel modo più chiaro, quelle di classe e di ceto così come quelle etniche e quelle più latamente culturali.

La scuola è un luogo sociale per eccellenza e, a ben vedere e di conseguenza, un luogo “drammatico” per eccellenza, il luogo di una recita sociale dai ruoli in partenza rigidi e definiti dove si giocano partite apparentemente pacifiche e in verità fondamentali nel rapporto tra passato e futuro. Il presente vi è transitorio per definizione ed è quello della crescita dei nuovi nati e della loro acculturazione.

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Una scuola italiana ha molti meriti, ed essi sono forse più pedagogici che cinematografici ma si riflettono sulla sua veste cinematografica, sulle scelta operate dai registi e dai loro consulenti e stimolatori e giudici. Il principale è che dà ai bambini il posto centrale, il posto che dovrebbe essere centrale, e non lo è, in ogni discorso sulla scuola.

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Goffredo Fofi

Quando abbiamo cominciato a girare Una scuola italiana fuori dalla scuola Carlo Pisacane era già scoppiato il gran baccano. Il mondo degli adulti sbraitava, deliberava, si divideva sul mondo dei bambini; sfornava conferenze stampa, manifesti, manifestazioni, via dell’Acqua Bullicante pullulava di giornalisti, operatori e telecamere. Dentro i bambini continuavano a disegnare, sognare, correre, rincorrersi, costruire castelli in aria, giocare agli indiani, uniti imperturbabili, in una tranquillità costruita ad arte da maestre ed educatori.

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Trascorrere tre mesi dentro la scuola Pisacane di Roma è stata una grande esperienza. Giorno dopo giorno il fortino assediato è diventato il nostro rifugio. La normale semplicità (conquistata grazie a grande esperienza pedagogica) di quello che accadeva “dentro” era per noi una risposta più che efficace alla brutalità de ignoranza di quel che accadeva fuori. Speriamo che questo film riesca a trasmettere anche soltanto una parte della leggerezza e dell’innocenza che abbiamo ricevuto da Younut, Martina, Akib, e tutti gli altri.

Angelo Loy e Giulio Cederna


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